Codifica elettronica dei testi letterari ed e-book:
la marcatura XML TEI ed il trattamento informatico del romanzo Baltico di Matteo Collura
Oggetto del nostro studio è il libro elettronico, ossia un oggetto digitale; appare, dunque, opportuno soffermarsi a riflettere sulla natura del "mondo digitale" che, analogamente al mondo materiale, ha proprie regole e caratteristiche che sovrintendono e governano l'esistenza digitale.
Quella dei computer e dei dispositivi digitali in genere è una realtà fatta di 0 e di 1, queste due cifre non sono altro che bit, così come si legge nel dizionario De Mauro: "l'unità minima di informazione che il calcolatore può riconoscere, rappresentata dalla presenza o assenza di un impulso elettrico", nonché "ciascuna delle due cifre del sistema di numerazione binario".
La parola bit deriva dall'inglese ed è contrazione di binary digit "numero binario", in sostanza il mondo dei computer è fatto di bit.
"Un bit non ha colore, dimensioni o peso, e può viaggiare alla velocità della luce. È il più piccolo elemento atomico del DNA dell'informazione"[2] questa è la celebre e provocatoria definizione di bit data da Nicolas Negroponte nel suo saggio Being Digital del 1995 , che bene ci introduce nella riflessione sulle caratteristiche dell'oggetto digitale.
Come il mondo reale al suo livello più basso è un mondo fatto di atomi, così quello digitale è fatto di bit.
Gli oggetti digitali hanno peculiarità e caratteristiche uniche, limiti e vantaggi:
Una delle caratteristiche più importanti degli oggetti digitali è rappresentata dalla loro immaterialità. Un oggetto digitale, al suo livello più basso, è sempre rappresentato da una sequenza di zero ed uno, ciò comporta una grande flessibilità sia per quanto riguarda la trasmissibilità , sia per quanto riguarda la conservazione di materiali digitali.
A differenza degli atomi, è estremamente semplice spostare bit da un capo all'altro del globo.
"Un bit non ha colore, dimensioni o peso, e può viaggiare alla velocità della luce", qualsiasi canale di comunicazione capace di esprimere almeno due valori,cioè gli zero ed uno del sistema binario, è un canale idoneo alla trasmissione dell'informazione digitale.
I bit possono viaggiare sotto forma di impulsi elettrici (ed è cosi che viaggiano all'interno dei dispositivi elettronici), onde radio (il linguaggio Morse, ad esempio, è sostanzialmente un codice binario), impulsi luminosi, suoni (i modem analogici dei nostri computer non fanno altro che trasformare i bit provenienti dal computer in dei suoni che vengono inoltrati nella linea telefonica ed una volta recepiti da un altro modem trasformati nuovamente in bit; queste operazioni hanno il nome di modulazione e demodulazione, da ciò deriva il termine modem).
La grande astrattezza dei bit permette loro di essere archiviati sui dispositivi più diversi. Come il lettore avrà capito, unica indispensabile esigenza del supporto è quella di poter presentare almeno due stadi, stadi che possono essere rappresentati ad esempio dalla carica positiva o negativa delle memorie magnetiche come nei floppy, negli Hard Disk etc. oppure dai microsolchi incisi sulle superfici dei cd, dvd e poi letti da un raggio laser.
Uno dei vantaggi, e per certi versi anche un limite, degli oggetti digitali è la perfetta riproducibilità.
Qualsiasi copia di un oggetto digitale sarà perfettamente identica all'oggetto di cui è copia, in sostanza un clone perfetto. La copia è indistinguibile dalla matrice e non vi è alcun decadimento qualitativo nel passaggio dall'originale alla copia, cosa che invece avveniva con i sistemi di copia analogici; in realtà non avremo altro che la medesima sequenza di zero e di uno.
I bit sono duttili. È estremamente facile modificarli e rielaborarli, inoltre i bit sono il pane quotidiano dei computer, è naturale quindi eseguire su di loro tutte quelle operazioni di calcolo, elaborazione, valutazione che questi strumenti ci consentono.
A conclusione di questa breve, e necessariamente lacunosa, dissertazione su bit ed atomi desidero citare nuovamente Nicolas Negroponte al quale sono profondamente debitore per le idee di fondo di questo paragrafo, che ritengo ben si presti a concludere queste pagine.
"Tutti concordano sul fatto che una biblioteca pubblica sia una buona cosa. È una cosa buona per la cultura, per la società. Una biblioteca pubblica funziona perché essa si basa su atomi: dovete portare i vostri atomi alla biblioteca. Alcuni di noi hanno un po' troppi atomi. Allora prendete il libro in prestito. Non è solo un altro atomo, ma - e questo è così ovvio che non ci pensiamo mai - il guaio è che quando prendete in prestito un atomo non ci sono atomi rimanenti. Resta uno spazio vuoto. Voi portate il libro a casa, lo leggete, diciamo in una settimana, lo riportate alla biblioteca. Magicamente qualcuno lo prende in prestito di nuovo, e lo riporta indietro dopo una settimana. Così 52 persone avranno letto il libro in un anno. Ora invece renderò la biblioteca pubblica digitale. Cambierò solo questo: muterò gli atomi in bit. Non dovrò trasportare i miei atomi alla biblioteca. È una cosa così ovvia, ma non viene mai detta a scuola: è che quando prendete in prestito un bit, c'è sempre un altro bit che rimane. Così ora 20 milioni di persone possono prendere in prestito questo libro simultaneamente, senza muoversi di casa, giusto battendo alcuni tasti[...]. È davvero molto, ma molto interessante considerare alcuni eventi in termini di bit e di atomi: questo cambierà il vostro modo di vedere quel tipo di mondo che è il mondo digitale."[3]