Appendice 15
Codice dell'output XSL-FO contenente il frontespizio il primo capitolo e l'indice finale di Baltico
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Roman">
MATTEO COLLURA
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<fo:block space-after="10pt" font-size="30pt" text-align="center" font-weight="bold" font-family="Times
Roman">BALTICO</fo:block>
<fo:block space-after="14.7cm" font-size="18pt" text-align="center" font-weight="bold" font-family="Times
Roman">Un'epopea siciliana</fo:block>
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BIBLIOTECA - REVERDITO EDITORE
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<fo:block space-before="1cm" font-size="15pt" text-align="end" font-family="Times Roman" font-style="italic">
A Bartolomeo Collura, mio padre.
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<fo:block space-before="1cm" font-size="13pt" text-align="justify" font-family="Times Roman"
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Contagiati dal delirio delle escavazioni, subito accompagnato dalla comparsa di affaristi scrocconi, si
scoprirono impensate doti di imprenditori; e sventrando valli e colline sognarono di arricchire, mentre
copioso colava lo zolfo e si ampliavano i cimiteri. Due secoli di picconate cambiarono la faccia della terra.
Subito si appalesò il disastro, ma in quel turbinio di fortune immaginate nessuno vi fece caso. Corsero ai
ripari quando già il vento screpolava gli spalti delle zolfare e le erbacce cominciavano a nasconderne le
bocche. Fu come se un'ostinata bonaccia si fosse posata su un mare che era stato in tempesta. Non lontano dai
ruderi, oziosi, aspettarono sussidi e pensioni; e polvere e silenzio sedimentarono sulla loro assurda epopea.
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<fo:block space-before="1cm" space-after="0.4cm" font-size="13pt" text-align="left" font-family="Times Roman"
line-height="1.2em" margin-left="9.4cm">
Zufolava mentre andava al lavoro
e parlava spesso di un futuro di
benessere e di abbondanza
</fo:block>
<fo:block font-size="13pt" text-align="end" font-family="Times Roman" font-variant="small-caps">
Sherwood Anderson,
</fo:block>
<fo:block font-size="13pt" text-align="end" font-family="Times Roman" font-style="italic">
Un povero bianco.
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<fo:block space-after="15pt" font-size="20pt" text-align="center" font-weight="bold" font-family="Times
Roman">PARTE PRIMA</fo:block>
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<fo:block text-align="center" font-size="12pt" font-family="sans-serif" font-weight="normal"
font-style="italic"> MATTEO COLLURA - BALTICO: edizione elettronica</fo:block>
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<fo:block space-after="17pt" font-size="20pt" text-align="left" font-weight="bold" font-family="Times Roman"
id="I.1">I</fo:block>
<fo:block space-after="20pt" font-size="17pt" text-align="left" font-weight="bold" font-family="Times Roman">
L'ubriaco che sapeva auscultare la terra</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">
Dalle parti di Montedoro dicono che fu un pastore, per caso. Quel pastore, all'aperto, stava facendo bollire
del latte in un calderone; fuoco di legna, sotto. Toccata dal fuoco una pietra cominciò a bruciare e a mandare
fumo e a spargere odore da intossico. Sotto gli occhi del pastore la pietra si liquefece, si ridusse ad un
rivoletto giallobruno. Il pastore tastò con la punta del bastone e un po' di quella materia, pastosa e
incandescente, vi rimase attaccata. E quella sostanza, accostata alla legna del focolare, vi riaccendeva il
fuoco o lo ravvivava. Uno zolfanello, insomma.
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">
Così si racconta a Montedoro e in altre contrade, ma non è questa la sola diceria. A detta di molti che oggi
riposano del più profondo, un tipo balzano non ebbe le allucinazioni quel pomeriggio che, stravaccato a
smaltire la sbornia sotto un ulivo, attraverso una bene ordinata fila di formiche, tra zolle essiccate scoprì
il minuscolo ingresso dal quale si raggiungeva uno sterminato tesoro. Una formica, non più grossa delle altre,
attirò la sua attenzione emersa per qualche secondo dal molle pantano in cui affondava. La formica trascinava
una pietruzza gialla, di un giallo brillante, oro si sarebbe detto. E altre formiche trascinavano pietruzze
gialle e tutte affioravano da un buco seminascosto nel disordine polveroso di quel palmo di terra. Più
ispirato che incuriosito, l'ubriaco affondò un dito nella terra e lo scosse provocandone frane interne.
Brulicarono le formiche, allargandosi a stella, mentre il dito si accaniva a cagionare cataclismi in quel
piccolo mondo. Quando la minuscola caverna fu liberata delle formiche e del terriccio, apparve l'indizio
giallo e luccicante di una vena di zolfo. Il cielo incendiato dal tramonto non poté competere con quel
brillante incastonato nelle radici dell'ulivo. Abbagliava quell'oro che, s'intuiva, da quelle parti doveva
abbondare.
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">
L'uomo che nonostante i deliri dell'alcool o che, forse, grazie ad essi per primo aveva scoperto la ricchezza
che il suolo malcelava, diventò un oracolo vivente. Barcollante e cantilenante discorsi incomprensibili, fu
trascinato di qua e di là per frugare col suo occhio smorto, ma pur sempre ritenuto infallibile, la crosta
terrestre. Con sollievo s'inginocchiava sui terreni prescelti dopo marce estenuanti, e come fosse un
rabdomante in cerca di acqua, li grattava con le dita callose, li auscultava persino, tendendo l'orecchio come
a voler strappare da un sospiro o da qualche altro arcano rumore del sottosuolo il segreto che gli serviva.
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">«Qui puoi darci sotto», incoraggiava alla fine. Oppure frustrava speranze
cresciute troppo in fretta: «Qui non ci caveresti una briciola di zolfo neanche ad ammazzarti cent'anni».
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">
Non sempre ci azzeccava, ma la sua fama finì col non tollerare i dubbi. Per anni, periti e geologi imbottiti
di scienza avrebbero dovuto fare i conti con l'infallibilità che la credenza popolare attribuiva a quell'uomo
bizzarro. Per anni, zolfatari praticoni, saggiando collinette gessose o inseguendo i nauseabondi rigagnoli di
acque sulfuree, sul punto di decidere se buttarsi nell'impresa delle trivellazioni sarebbero stati tentati di
chiedere consiglio ad un ubriacone ruttante.
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<fo:block text-align="center" font-size="12pt" font-family="sans-serif" font-weight="normal"
font-style="italic"> MATTEO COLLURA - BALTICO: edizione elettronica</fo:block>
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<fo:block space-after="17pt" font-size="20pt" text-align="left" font-weight="bold" font-family="Times Roman"
id="II.1">I</fo:block>
<fo:block space-after="20pt" font-size="17pt" text-align="left" font-weight="bold" font-family="Times Roman">
Tre colori messi insieme dall'audacia</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">
Un momento prima che vi spuntasse quella bandiera era una insignificante collinetta snobbata persino dalle
capre. Chi avrebbe potuto sospettare che, di punto in bianco, quella mammella disseccata avrebbe partorito
l'abbaglio di tre colori messi insieme dall'audacia? Quel mattino di un giorno di luglio tutta Comitini andò
ad assistere allo spettacolo. I pastori non avevano mentito: in cima alla collinetta sventolava una grande
bandiera verde, bianca e rossa. Accorsero dai paesi vicini. Il sole smaltava i colori. Alle quattro del
pomeriggio un toro infuriato, portato in quella contrada dalla dabbenaggine di uno zotico, si scagliò contro
il rosso per incornarlo. Un gruppo di coraggiosi bloccò la bestia che sbavava. Da quel momento il tricolore
sventolò sorvegliato a vista dalla folla che stazionava ai piedi della collinetta.
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">«Che vorrà dire?» si domandavano sgomitando. Trafelati, arrivarono i gendarmi a
togliere ai curiosi il fastidio di dover trovare una risposta. La collinetta, privata del tricolore, si
accoccolò come un gatto pigro, tornò alla sua futile esistenza.
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">«Che voleva dire, quella bandiera?» continuarono a chiedersi, ma non dovettero
attendere a lungo per rendersi conto che il tricolore era stato messo a svettare come un faro in una notte
buia: dieci mesi dopo, in una primavera destinata a restare nei libri, un migliaio di impavidi sbarcarono in
Sicilia per arrostirsi le facce al suo celeberrimo sole. Li comandava un generale cui pallottole e sciabolate
non potevano provocare ferite. In mezzo alle ristoppie indorate divennero facile bersaglio, per gli invasori,
le azzurre divise dei trentamila soldati borbonici in fuga. Fu una rapida disfatta per le truppe napoletane,
un trionfo fulmineo per quella schiera di teste calde che l'ardita scommessa di un combattente indomabile
aveva messo insieme. Quei forestieri, tutti con qualcosa di rosso indosso, marciarono su strade lastricate
dalla diffidenza, attraversarono paesi in cui lo strombazzare delle bande musicali non allentava la paura di
uomini sospettosi.
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">«Attenti a quei filibustieri», avevano avvertito gli sbirri, «scannano i bambini
e non rispettano le donne». Eppure, accorrevano, i più giovani, ad aggregarsi a loro, mentre i vecchi,
frastornati dall'inspiegabile precipitazione dei borboni nello sgomberare il campo, preferivano attendere lo
svolgersi degli eventi.
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">«Viva la Sicilia! Viva l'Italia! Viva Garibaldi!» si gridava nelle città
strappate ai soldati. E in prima fila, sommersi dai tricolori, ad accogliere i vincitori c'erano nobili e
galantuomini. La rivoluzione, i tempi nuovi non si potevano affidare alla marmaglia, alle teste matte, agli
ignoranti. Ammonì sul suo foglio che-usciva-quando-poteva, l'avvocato Anacleto Cutaia: «In Sicilia sta per
concludersi un'epoca, ma non cambieranno gli equilibri del potere»; e un dubbio fiaccò le gambe di Gerlando
Boccadoro quando apprese che nei paesi dell'Etna in cui le popolazioni avevano dato l'assalto alle case dei
latifondisti e dei loro guardiani, uccidendo e incendiando, l'ordine era stato ristabilito con fucilazioni,
assedi e retate senza che il più piccolo tentativo fosse stato fatto per alleviare fame e ingiustizie.
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">Gerlando Boccadoro si era unito ad una compagnia di garibaldini dopo la
battaglia di Calatafimi. Il 2 di luglio, salutato anch'egli come un liberatore, aveva attraversato le strade
di Caltanissetta schiumanti di festa, e non aveva potuto fare a meno di notare che nelle case dei notabili in
cui gli ufficiali di Garibaldi erano stati accolti, i lampadari erano rimasti accesi sino all'alba. Alla fine
di un'estate esaltante, il carrettiere di Girgenti tornava a rianimare i sonnacchiosi paesi degli zolfatari;
poteva contare su un nuovo repertorio di avventure, ma la delusione gli smorzava l'entusiasmo. Mentre le sue
scarpe sfondate calpestavano una terra che poteva dirsi liberata, un uomo dalla faccia grassoccia e dagli
occhietti avidi si annoiava in una sterile battuta di caccia.</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">«Quello si che ha i coglioni», sospirò quell'uomo dal collo gelatinoso, appena
riuscì ad arrampicarsi su un aereo cumulo di sassi. «Non un Bixio ci vorrebbe, ma cento, mille».
</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">«Che polso, che civiltà», s'accalorò una faccia di servo che gli faceva da
accompagnatore. Fumavano in lontananza i calcheroni sugli altipiani e il cielo era così limpido che il
pennacchio dell'Etna, laggiù verso Oriente, poteva sembrare anch'esso la fumata di una zolfara.
</fo:block>
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<fo:block space-after="17pt" font-size="20pt" text-align="left" font-weight="bold" font-family="Times Roman"
id="nota">NOTA</fo:block>
<fo:block text-indent="24pt">All'inizio avevo pensato ad un racconto che raccogliesse le cose che mio padre,
grottese, mi narrava sugli zolfatari del suo paese. In parte mi sono attenuto al programma (perciò questa
storia va considerata immaginaria), ma ho aggiunto qualcos'altro e, con mia stessa sorpresa, ne è venuta fuori
una sorta di epopea degli zolfatari siciliani. E non poteva non essere così, dato che un paio di secoli di
storia siciliana sono stati, se non proprio condizionati, caratterizzati almeno dalla situazione di monopolio
obiettivo che la Sicilia ha avuto nel campo dell'estrazione zolfifera. La Sicilia, insomma, avrebbe potuto
fare con lo zolfo quello che i paesi arabi fanno con il petrolio. Avrebbe potuto e non l'ha fatto: ecco,
scrivendo degli zolfatari che mio padre conobbe, mi sono imbattuto in uno dei nodi dell'intricato,
irrimediabile dissesto economico della Sicilia. E il risultato complessivo non poteva che dare il senso di un
fallimento, l'eterno fallimento delle speranze dei siciliani.</fo:block>
<fo:block text-align="end" font-size="14pt" font-family="Verdana, Geneva, Arial, Helvetica, sans-serif"
font-weight="normal">
m.c.
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Roman">
INDICE
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<fo:block space-before="2.5cm" space-after="0.8cm" font-size="13pt" text-align="center" font-family="Times
Roman" font-style="italic" text-transform="uppercase">PARTE PRIMA</fo:block>
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">I</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">L'ubriaco che sapeva auscultare la terra <fo:leader
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Quando e come i contadini
incubarono il malanno <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">III</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Il mare, soffrendo,
diede alla luce un'isoletta <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">IV</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Perché dalla poco attraente Grotte
i viandanti giravano al largo <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">V</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Il gigantesco Bartolomeo
e la sua smania di viaggiare <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Una lettera giunse dall'America <fo:leader
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">VII</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Pur mangiando carne
gli zolfatari diventarono incartapecoriti <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid"
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Il primo ritorno del Viaggiatore <fo:leader
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Disseppellirono un cadaverino
dagli occhi incrostati <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">X</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Di un elegante cavaliere
e della sua misteriosa missione <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">XI</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Perché la piazza tornò a brulicare
di sfaccendati <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">XII</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Quelle che avvistò l'equivoco mediatore, erano navi
armate di cannoni <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="15pt" font-family="Times Roman">XIII</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Di come, con uno scatto di tigre,
Bartolomeo Ardito afferrò la sua donna <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid"
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Un alito di bestia malata infettò la terra <fo:leader
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">I pericolosi amori
di un carrettiere di Girgenti <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Il mondo traslocava in America <fo:leader
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Il secondo ritorno del Viaggiatore e
la sua ultima visione <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block space-before="2.5cm" space-after="0.8cm" font-size="13pt" text-align="center" font-family="Times
Roman" font-style="italic" text-transform="uppercase">PARTE SECONDA</fo:block>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Tre colori messi insieme dall'audacia <fo:leader
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Dove giovani imbottiti di scienza
sono visti come fumo negli occhi <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">La sfrontatezza dei sacrileghi
fece arrossire vallate e colline <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Un carrettiere pretese
di umiliare il progresso <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Dove si prende atto
della complicità degli eucalipti <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Ma scoprirono che neanche i santi
dei signori facevano una piega <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Un uomo sommariamente vestito sbandierò un
quadernetto <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">La bizzarra mania
di un soldato mancato <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Dove si riferisce di
una chiacchierata serale tra notabili <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid"
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Di quando una veterana maestrina
fece sussultare il suo enorme seno <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid"
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Grugniva, il Primo Premio, trascinato in
giro <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Un compromettente viaggio a Palermo <fo:leader
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">La tremarella contagiò
i sediziosi compromessi <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Quella mattina che segnava il
trentanovesimo giorno di sciopero
si udì, chiaro, il cric-crac degli otturatori <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid"
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e che qualche altro non veda <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Il nipote del Viaggiatore scoprì
che la Sicilia era un ammasso di pietre <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid"
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">I reduci dalle divise logore
raccontavano di un grande fiume
e delle infami fucilazioni <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Era pratico di armi lo sconosciuto
che sparò al Commendatore <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Tutta d'oro appariva la Sicilia,
ma nei suoi recessi
nascondeva convegni osceni <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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fece pericolosamente distrarre
il barone Arcidiacono <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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<fo:block font-size="14pt" font-family="Times Roman">Dove fedelmente si trascrive
una lettera trovata per caso <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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i battaglioni del benessere <fo:leader leader-pattern="dots" rule-style="solid" rule-thickness="1mm"/>
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